Intervista agli Avangressive

A tu per tu con i componenti del progetto musicale nato nel lontano 2010 che mescola al suo interno suggestioni ispirate dal Death Metal alla musica classica, passando per il prog, alla musica elettronica anni ’70, al grunge e a qualsiasi cosa passi loro per la testa.

Il concept album di cinque canzoni che avete ideato intorno a un tema fantascientifico alla Star Trek, a bordo di un’astronave viaggiante in un quadrato remoto della galassia, tra buchi neri e nebulose, ha un titolo? Come è nata l’idea?

Il titolo del concept è ‘Blending Galaxia and the Synthetic Formations’. L’idea di partenza nasce dal bisogno di mantenere unfilo conduttore per tutti i brani seguendo una trama prefissata, che permetta alla band di comporre musica senza la restrizione di un singolo genere, sperimentando diversi stili ed armonie. Troviamo che il tema fantascientifico possa rispecchiare maggiormente questo tipo di eterogeneità musicale, in quanto la diversità osservabile nell’universo che ci circonda è vasta e senza confini.

Per la prima volta, durante l’evento che si terrà il 23 maggio a Este, la vostra esibizione live sarà accompagnata da una proiezione video consona, con panorami interstellari desunti da documentari scientifici: potete definirla forse un’esibizione musicale in 3D? L’idea ricorda quei simulatori dei Luna Park, un percorso sensoriale che coinvolge vista e udito e allo stesso tempo dà delle scosse divertenti. Che impatto pensate che possa avere sul vostro pubblico?
Non la definiamo una vera e propria esperienza in 3D, ma ci sarebbe sempre piaciuto poterci esprimere attraverso diverse forme di arte. La musica è un’arte particolare, il suo ascolto richiede un’attenzione profonda a cui l’ascoltatore medio di oggi non è più abituato. Pensiamo fermamente che la vera musica non dovrebbe avere un volto umano, per questo abbiamo voluto sperimentare un diverso approccio scenografico che permetta di aumentare il coinvolgimento emotivo, trasportando gli spettatori nel tema centrale, facilitando la chiave di lettura dei singoli brani.

Alcuni di voi militano in un’altra band, quella dei Sensorium, una simphonic metal band molto conosciuta nel padovano. In comune avete la passione per la musica, una musica originale e indipendente, che esce dalle vostre stesse mani visto che siete voi stessi gli artefici della composizione. Siete un esempio per i giovani d’oggi: in un panorama musicale sempre più affollato da cover band e da proposte musicali ‘povere’ pensare con la propria testa è… bello. Magnifico. Che difficoltà avete incontrato nel corso del vostro cammino?
Le difficoltà sono le medesime che affronta qualsiasi band che propone brani inediti di genere non commerciale. L’unico modo per non mollare è avere tanta passione e perseveranza ma soprattutto sapersi divertire suonando insieme (e avere un cantante generoso che ci porta le birre alle prove!).

Parlatemi un po’ di voi, come vi siete conosciuti, come vi siete avvicinati a un genere che possiamo definire progressive (anche se è tanto altro), quale futuro pensate di avere.
Ci siamo conosciuti nel corso degli anni. Inizialmente il tutto è nato come un progetto strumentale, ma con il passare del tempo ci siamo accorti delle potenzialità della voce e dei testi, che permettono di esprimere con più intensità il nostro pensiero. La band, formata da Gianluca (tastiera), Filippo e Gianni(chitarre), si è poi ampliata tramite amicizie comuni con Tommaso (batteria), Eleonora (basso) e Paolo(voce). Prima di giungere alla formazione definitiva ci sono stati davvero molti provini: ricordiamo simpaticamente quello di un batterista che ci chiese cosa fosse un tempo dispari! Il progressive più che una scelta è stato il punto di convergenza, poiché ognuno di noi presenta preferenze musicali estremamente differenti dagli altri. Per il futuro non ci stiamo facendo progetti particolari, perché cerchiamo piuttosto di concentrarci sul presente: speriamo solo di continuare a divertirci, divertirvi ed emozionarvi.

I Sensorium stanno portando avanti un progetto di musica unita alla letteratura, nello specifico il fantasy ‘In nomine Patris’ di Davide Truzzi, ora ripreso nello stile del progressive. Vi piacerebbe continuare la collaborazione con Davide o altri scrittori in grado di rendere verbalmente la vostra musica?
Per quanto ci riguarda, l’idea di poter collaborare con altri artisti ci affascina molto. Speriamo che la formula proposta nel live del 23 maggio nell’aula Magna di Este possa rivelarsi qualcosa di alternativo e fruttuoso per tutti, e se ci fosse la possibilità sicuramente ci piacerebbe poter ripetere l’esperienza!

 

Intervista a cura di Camilla Bottin