Nürnberg Fallout 14/88

Per la Rassegna Letteraria presentiamo la prima recensione del libro Nürnberg Fallout 14/88 di Giuseppe Pasquali.

Veniamo a conoscenza dell’ultimo capolavoro del Sindaco, il parmense Giuseppe Pasquali, già autore di “Lunar Memories” e di “Samurai Bikini Zombie”.

Davanti a me un paesaggio estraneo.
Piatto, anonimo.
Sola, nel deserto di cenere di questa città.
Ho smesso di credere in quelle bandiere.
Ho sacrificato ogni cosa a un simbolo vuoto.
Le parole di fede mi attraversano, preghiere prive di senso.
Estraniata dalla visione nazionalsocialista riesco a pormi una sola domanda
Smetterà mai di cadere la neve su Norimberga?

“Nürnberg Fallout 14/88” di Giuseppe Pasquali imbriglia la Storia nelle sue deviazioni future: troneggia l’immagine del Berliner Mauer che sancisce la divisione tra i Giganti (in tedesco gli Jotünn) e il Nuovo Ordine imposto dal Reich. Sono passati duecento anni dalla morte di Hitler, il Santo Fuhrer, colui che ha divulgato la sacra parola del Mein Kampf per creare un mondo educato all’odio e alla vendetta. Complice il fall-out nucleare che ha avvolto nelle sue spire il grigiore di una realtà senza più un prato verde o un cielo azzurro (il livello massimo di radiazioni, il famigerato“5.52 Sievert”), il mondo si divide tra le forze oscure che stanno oltre la barriera, i temuti Giganti, i quali vivono apparentemente solo nelle parole della protagonista, i “sub-umani” ovvero i non appartenenti alla razza ariana e gli Déi, i tedeschi di razza pura, impegnati in una lotta di “fede” per la salvaguardia della Volontà del Fuhrer. Non c’è segno di agenti atmosferici nel nulla della desolazione post atomica, solo una plumbea neve che non è altro che il pulviscolo dei cadaveri raccolti dalle Teste di Morto e bruciati nei forni dai sonderkommando: il Maggiore Gertrude “Trude” Schmitt, piagato nel corpo e nello spirito dopo che una feroce ribellione dei subumani a Beeksow ha sterminato alcuni ufficiali della 1° Compagnia Motorizzata delle Vergini Nere, un ordine guerriero – monastico dedito alla cieca obbedienza al diktat del Mein Kampf, la nuova Bibbia, si trova a vivere una parabola discendente costellata di dubbi. Prima breccia nella corazza della donna, conosciuta meglio come la Belva Bionda, si rivela essere la morte della sorella gemella Irmengard: costretta a celare i propri sentimenti in quanto rigido ufficiale delle SS, Trude comincia a riflettere sul lascito della gemella, la frase “Il Futuro ci appartiene”. Non c’è speranza invece sotto l’incalzare dell’avanzata dei Giganti: Trude, nel suo viaggio che la porta, ormai invalida e in procinto di morire, alla capitale del Reich, la leggendaria Norimberga, arriva a conoscere, non si sa bene se per mezzo di visioni o di realtà, l’amore. Sì, l’amore per una subumana, la devianza omosessuale: non c’è contatto, ma la redenzione, la consapevolezza che quegli occhi, uno verde e uno azzurro, la stiano guardando come un Mostro, intrappolati nella sfera di vetro conservata gelosamente come un ricordo, la conducono dall’odio a cui era stata educata per nascita alla felicità, seppure breve. Il crepuscolo degli dei, di chiara ascendenza wagneriana, è finalmente giunto, ma nel finale, per l’ultimo vero viaggio, il villain non è più tale, è solo una donna fragile che ha compiuto degli errori. E che errori, una scia di cadaveri dietro di sé. Ma il potere del fantasy è questo, poter argomentare senza impegni sui grandi temi della vita, quale il Bene e il Male e farci riflettere: Giuseppe Pasquali in questo flusso di pensieri crudo e spezzato fatto di sentimenti repressi ci mostra una distopia post moderna incredibile, vivida come non mai nella forza delle sue immagini.

Recensione ad opera di Camilla Bottin

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