gen 10 2014
Intervista al Professor Alberto Costantini
Storia e fantascienza: un connubio d’arte per il due volte vincitore del Premio Urania Alberto Costantini che ci parla della sua amata Montagnana e della difficoltà di emergere in un mondo che punta agli specialisti.
Alberto Costantini è un personaggio singolare, è molto conosciuto per i suoi libri di fantascienza, ma il suo percorso artistico riguarda soprattutto la storia e la letteratura. Lui stesso si definisce “abitante di una Terra di Mezzo”, non sa darsi un nome se non quello di scrittore. Scrivere è vivere tante cose, e a lui manca la specializzazione che al giorno d’oggi è tanto richiesta: è un dotto di altri tempi, concilia gli aspetti più vari della cultura con divertissements che molti studiosi di oggi ritengono futili, ma a noi piace così, con quella simpatia e freschezza che abbraccia un mondo intero, esperienze disparate e sogni impossibili. La letteratura è come un viaggio sulla Luna, Costantini ci parlerà di come è arrivato a cavalcare il suo Ippogrifo. Intanto accenniamo alla sua collaborazione nella stesura di numerosi saggi riguardanti la storia di Montagnana, la splendida città murata in provincia di Padova.
Un professore di letteratura grande appassionato di fantascienza: come riesce a conciliare Dante con forme di vita diverse da quelle esistenti sul Pianeta Terra?
La conoscenza è unica, non esiste un sapere scientifico contrapposto a uno umanistico – filosofico e proprio Dante è l’esempio di uno che ha saputo collegare gli aspetti più vari della cultura del suo tempo, riuscendo a conciliare l’astronomia e la matematica con l’elemento letterario. L’idea di un’eccessiva specializzazione in una branca precisa della conoscenza è moderna, quindi per me la fantascienza avrebbe potuto benissimo sopravvivere con Dante ed io l’ho dimostrato con il romanzo Stella cadente in cui il protagonista del primo episodio è proprio Dante che viene mandato da Bartolomeo della Scala nell’inverno del 1303 a capire cos’era successo nella bassa veronese, dove i contadini dicevano che qualcosa era caduto dal cielo. Sembra strano ma Dante riesce a portare alla luce un UFO. La bellezza del romanzo è quella di trasmettere lo stupore del moderno per la mentalità del tempo, vedere come un uomo del Medioevo riesca a spiegare l’esistenza di un soggetto venuto da un altro mondo. Per farlo Dante e i suoi compagni devono dare fondo a tutte le loro conoscenze, a tutte le risorse che la scienza del tempo offre per cercare di dare una spiegazione razionale a quello che hanno visto. Quindi la mia fantascienza ha spesso una base di tipo storico, molti lettori sono convinti che la fantascienza sia un qualcosa di estremamente legato all’arrivo sulla Terra di forme di vita di altri mondi ma può coinvolgere anche avventure di uomini della Terra che scoprono pianeti nuovi. Questi sono i due temi principali, ma ci sono anche moltissimi altri filoni, per esempio quello legato ai viaggi nel tempo, potrei citare Wells e la sua macchina del tempo, un motivo letterario che si presta benissimo all’indagine storica. Esiste anche la fantascienza sociologica, immaginare come possa essere la società del futuro, oppure ci si può appassionare alla fantascienza ucronica, sulla base della famosa Utopia di Tommaso Moro si potrebbe vedere come sarebbe il mondo adesso se un importante fatto storico non si fosse compiuto, per esempio se la battaglia di Poitiers avesse avuto esito diverso e gli arabi avessero conquistato l’Europa dove saremmo noi adesso? Anche quello è un filone che si presta molto al lavoro dello storico, quindi la fantascienza può offrire dei campi interessantissimi per chi è appassionato di storia. Perché esista la fantascienza bisogna che un racconto abbia un fondamento scientifico o almeno pseudo scientifico, mentre in un romanzo fantasy non si è costretti a spiegare perché la magia funzioni, perché un cavallo alato voli senza che se ne sappia la ragione, sono elementi che vengono dati per acquisiti. Fa parte di un patto narrativo, il lettore s’impegna ad accettare qualsiasi cosa che l’autore proponga purché sia coerente con i fondamenti della storia. Nel romanzo fantascientifico invece ci deve essere una spiegazione di quello che succede, da qui la questione sollevata da un famoso studioso: se il vampiro fosse un vampiro musulmano o ateo il crocefisso non dovrebbe fargli niente, quindi l’autore di fantascienza deve immaginare che cosa nella forma del crocefisso provochi la reazione del vampiro, deve immaginare una spiegazione scientifica, una spiegazione quanto mai assurda (per esempio che la retina del vampiro non regga a certe forme quadrate) ma che abbia l’aspetto di un motivo razionale. Mi è stato chiesto sulla base di questi fondamenti se Dante potesse essere ritenuto autore di fantascienza. A dire il vero, la Divina Commedia non può essere ritenuta fantascienza perché viola le regole della scienza. Per fare un esempio Dante conosceva da Tolomeo le misure della terra e sapeva benissimo che tra il centro della terra e la spiaggia del Purgatorio c’erano migliaia di km, quindi non poteva aver percorso quel tratto lì in così poco tempo. Dante stava violando le regole della scienza del suo tempo e lo sapeva benissimo, ma non gli interessa. Quando lui parla delle anime, parla di anime inconsistenti ma riesce poi a caricare Virgilio sulle spalle, quindi queste anime sono inconsistenti o no? Dante non dà peso a queste questioni perché è un poeta, non è obbligato a essere coerente, quindi lui ha scritto un’opera che potrebbe ricordare il fantasy, ma non la fantascienza perché non è costretto a seguire le regole della scienza che conosceva lui. Dante in tantissime altre cose è però perfettamente razionale, quindi credo che nel mondo moderno avrebbe saputo creare dell’ottima fantascienza, proprio in virtù di questa sua fantasia e di questa sua vastità di conoscenze.
Il Suo ultimo romanzo, “Sotto l’aquila bicipite”, offre una prospettiva inedita: quali fonti ha consultato prima di maturare l’idea di un Risorgimento all’incontrario?
“Il Risorgimento a Montagnana” e “Soldati dell’imperatore” sono i titoli dei due saggi storici che hanno preceduto la stesura del romanzo, avevo raccolto una quantità incredibile di materiale e mentre ero alla ricerca di queste fonti provavo a immaginare una storia ambientata in quel periodo durante quegli avvenimenti e con gli stessi personaggi, era come se io fossi immerso in questo mondo, ed è stato naturale per me scrivere tre capitoli, nemmeno collegati tra di loro (uno a inizio, uno a metà e uno verso la fine) e poi unirli in una visione più completa, con personaggi ed eventi che avevo riscoperto nell’archivio comunale. Le vicende che capitano al mio protagonista sono inventate ovviamente, ma per certi aspetti assomigliano a eventi realmente accaduti alle persone dell’epoca, quindi il passaggio alla dimensione narrativa è stato molto semplice. Non ho avuto un’idea e poi mi sono documentato, ma piuttosto qui io avevo tutti i documenti e questo mi è bastato per creare l’idea. Una curiosità: l’ispirazione per qualche episodio di cui parlo mi è venuta anche dalle mie personali esperienze, ci sono dei momenti del libro che ricalcano il periodo in cui facevo il militare, solo che poi li ho rivestiti con abiti ottocenteschi. Le storie di solito me le invento quando vado a passeggio con il cane o girando in bicicletta: devo avere la mente libera, ma do per certo il fatto che certe esperienze umane non hanno tempo, che sono ancora attuali. Non vorrei però dare l’impressione di aver scritto un libro di storia mascherato, è pienamente un romanzo, con vicende di amore e avventura che coprono un arco di tempo molto vasto, da fine Ottocento fino all’inizio della prima guerra mondiale. Con ‘Risorgimento all’incontrario’ non voglio lasciar intendere che io rinneghi le idee del Risorgimento, infatti, il mio protagonista non ha rinnegato l’ardore patriottico, solo che poi ha dovuto adattarsi a una realtà molto diversa, la realtà dell’Impero ed è riuscito ad apprezzarne le cose belle.
Lei è un professore stimato e amatissimo dagli studenti, insegna da anni al Liceo Pedagogico e Classico di Montagnana: i giovani di ieri e oggi, quali differenze ha riscontrato? Trova che l’amore per la Cultura sia costante?
Mi sono chiesto anch’io tante volte qual è la differenza tra gli studenti di una volta e quelli di adesso. Diciamo che il numero delle teste eccezionali è rimasto uguale, cioè quelli veramente in gamba che c’erano negli anni 80-90 sono quelli che ci sono anche adesso. Ci sono quelle tre/quattro persone che spiccano all’interno di ogni classe, ma il vero genio lo trovi ogni 5 o 6 anni: ci sono ancora. Forse il problema di oggi è che manca il gruppo medio. Ci sono tanti allievi che non hanno la voglia o le capacità di arrivare, raggiungono il minimo indispensabile e sono abbastanza refrattari alla cultura. Una volta questi elementi non c’erano, perché andavano direttamente a lavorare. Nelle classi di un tempo c’era un gruppo trainante e poi un gruppo medio di persone che avevano comunque degli interessi, come ad esempio la lettura. Adesso esistono i forti lettori che si leggono tranquillamente 50 libri in un anno, questi esistevano anche allora, poi una grande quantità di lettori quasi nulli, che arrivano a 18 anni avendo letto solo 5/6 libri: viene a mancare proprio la classe media di lettori, quelli che leggono un libro ogni venti giorni. Il vero merito dell’insegnante non sta nel coinvolgere quei ragazzi che comunque studierebbero date le elevate capacità e passioni, ma nel risvegliare e appassionare in qualcosa quelle persone che non hanno interessi attinenti alla cultura. Mi sono sempre chiesto se sia una buona idea associare la letteratura al dovere scolastico. Io non impongo i libri da leggere, cerco di stimolare a trovare qualche lettura che possa piacere: con poche domande riesco a capire il genere che i ragazzi preferiscono e invece di indirizzarli verso l’ultimo romanzetto di vampiri, consiglio loro le fonti dell’Horror come Poe e Lovecraft che comunque sono un ottimo esempio di letteratura.
Intervista di Camilla Bottin



