Il viaggio di Alyehl

Recensione del libro ‘Il viaggio di Alyehl’ (Linee Infinite 2013) di Lorenzo Calanchini, presente alla rassegna letteraria il 16 marzo.

In mezzo agli alberi secolari di Ondover un delitto scellerato si è consumato: il Custode, portatore unico della leggendaria Pietra dello Spirito, secondo le dicerie scomparsa da decenni, viene assassinato brutalmente. L’unica testimone, la mezzelfa Alyehl, serena sintesi delle migliori qualità di Elfi e Uomini, si trova a dover abbandonare la Capitale degli Elfi, la suggestiva Lyssha, alla ricerca del fantomatico manufatto, prima che il villain di turno, il raffinato Volna del Granducato di Vlassna, possa impossessarsene per i suoi scopi malefici. Detta così può sembrare la solita tritera fantasy, l’eroina che parte per una quest secondo i dettami di un’antica profezia: non sarà da sola, ad affiancarla per strada una Compagnia composta dalla maga Szarìiah e dai guerrieri Angeli Oscuri, votati alla causa per un altissimo senso dell’onore. In realtà ‘Il viaggio di Alyehl’ non è solo questo, è un mondo nuovo, con una toponomastica precisa: finchè il drappello compie un periglioso viaggio per mare per aggirare le terre nemiche e arrivare al cuore del castello di Volna, la guerra imperversa e gli assediati, Elfi e Uomini insieme, si trovano a fronteggiare colpo su colpo l’avanzata nemica, forte della superiorità numerica e del regime marziale che il dittatore ha imposto. Potremo forse immaginarci Volna come un bruto delle terre dell’est ma così non è, è un personaggio fine con una mentalità da stratega: il suo unico scopo, sottomettere il mondo creato, può realizzarsi solo con l’ausilio della Pietra dello Spirito, un talismano elfico che conferisce un enorme potere a chi è in grado di usarlo. Volna non è un mago, non può avvalersi di poteri arcani, ma nella guerra che imperversa non si risparmiano incantesimi e sortilegi: la battaglia finale, conosciuta come la ‘guerra dei due Baluardi’, vede fronteggiarsi anche i maghi e figure straordinarie come gli Zarasth e gli Anastir compaiono in secondo piano, immortali. L’eroina, se di eroina si può parlare, è una ragazza inesperta alle prese con le prime cotte: ad attirare la sua attenzione è il capo degli Angeli Oscuri, amore condiviso dall’amica Szarìiah e lieve fonte di discordia. Ai brividi dell’avventura si sommano così i brividi del cuore: Alyehl cresce col tempo, diventa una donna matura. I prezzi da pagare, in termini di vite umane, sono alti e intere città come Dorhà si trovano a scomparire dalla faccia della terra ma la speranza è l’ultima a morire e lo sanno bene i protagonisti, riscoperti tramite pensieri vaghi, anche tra le file dell’esercito a coltivare sogni futuri. In queste piccole incursioni nella massa Lorenzo Calanchini ci parla di Senharria, di Radna, di Alyehl sempre con un leggero punto di vista femminile: nel suo universo donne e uomini si trovano a combattere insieme, senza differenze di valore, in maniera assolutamente paritaria. L’impianto è abbastanza tradizionale ma al giorno d’oggi produrre valore senza banalità non è semplice, è epico.

Recensione a cura di Camilla Bottin